top of page

Tecnocrazia e scientismo. La deriva verso il “fascismo 2.0” delpensiero unico politicamente corretto



L’ANTIFASCISMO IN ASSENZA DI FASCISMO

Dal dopoguerra ad oggi in Italia la Sinistra è andata avanti senza soluzione di continuità col tormentone del fascismo. Oggi i partiti che si rifanno all’ideologia fascista, sia pur con declinazioni antitetiche, sono Forza Nuova e Casa Pound. La prima ultra-conservatrice cristiana e tradizionalista, vicina al fascismo istituzionalizzato di massa, al fascismo dei Patti Lateranensi e delle Leggi Razziali. La seconda sociale, atea e movimentista, vicina ai periodi dello squadrismo e delle avanguardie degli albori e alla Repubblica Sociale del crepuscolo. Sono due forze politiche che assieme alle elezioni non arrivano all’1%. Peraltro i militanti delle due formazioni non si possono incontrare se non per prendersi letteralmente a schiaffoni. Come denuncia il Filosofo Fusaro, siamo in presenza di un antifascismo in assenza di fascismo.

Il problema è però che per la Sinistra “fascista” non è mai stato solo chi si richiama al ventennio, bensì chiunque, in qualche modo, non condivida le sue idee. Per la Sinistra sei libero di esprimere le tue opinioni, purché non troppo distanti dalle loro. Per cui nella storia repubblicana italiana “fascisti”, di volta involta, per la Sinistra sono stati i democristiani, i socialisti, i berlusconiani, i leghisti e per ultimi i grillini. Per la Sinistra è fascista chiunque non condivida le sue balzane idee o la pensi un po’ troppo diversamente rispetto alle sue ferree convinzioni. Come scrisse genialmente Ennio Flaiano: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”. Per quanto mi riguarda io sono così antifascista, ma così antifascista, che sono anti-antifascista.


LE RADICI DELLO STATO ETICO

Questo vizietto autoritario dell’accusare gli avversari di fascismo non è solo un vecchio retaggio dello stalinismo ma, in realtà, è proprio radicato nell’ideologia del comunismo fin dal pensiero di Marx. Dalla teorizzazione del partito guida, della dittatura del proletariato, della feccia del sottoproletariato, all’avanguardia rivoluzionaria di Lenin e dalla sua convinzione che la coscienza di classe non potesse realizzarsi spontaneamente ma solo guidata dalla leadership. Passando, naturalmente, dalla messa fuori legge dei menscevichi da parte dei bolscevichi un anno prima dell’avvento di Stalin. Insomma, il comunismo non è mai stato democratico tanto che il fascismo in Italia è stato sconfitto principalmente dagli Alleati, ma anche da una maggioranza di partigiani (escludendo pure quelli della venticinquesima ora) che combattevano al motto di “Viva la libertà! Viva Stalin!” e che non presero troppo di buon grado il modello di democrazia occidentale che si affermò in Italia dopo il ventennio fascista.


LE RADICI RECISE

Tutto questo solo per ricordare brevemente quali siano le radici dei sedicenti democratici di oggi. Si dice che in Italia non si sia mai avviata seriamente, come in Germania, una riflessione sul passato fascista del Paese. Certo, purtroppo però non si è mai avviata neppure una seria riflessione sulle radici antidemocratiche della Sinistra. Al liceo il professore insegnava che per Marx la dittatura del proletariato era una metafora. E questa mancata analisi ci porta oggi ad un punto nodale: la crisi democratica e la sospensione delle libertà.

La Sinistra ha reciso prima le sue radici populiste, quelle che affondavano nella Sinistra russa pre-sovietica e che mettevano al centro del suo pensiero il popolo, appunto, e non l’intellighenzia e la leadership politica, per poi recidere anche le radici sovraniste. Ricordate il Che Guevara de “Patria o muerte!”? Qualcuno forse ricorderà anche che il PCI era anti-atlantista e la Sinistra Alternativa ed extraparlamentare era no-global. Il testo di riferimento degli anni 2000 era Impero, di Toni Negri, dove ad esempio vi si legge: “Il concetto di Impero è caratterizzato, soprattutto, dalla mancanza di confini: il potere dell'Impero non ha limiti. In primo luogo, allora, il concetto di Impero indica un regime che di fatto si estende all'intero pianeta, o che dirige l'intero mondo «civilizzato». Nessun confine territoriale limita il suo regno. In secondo luogo, il concetto di Impero non rimanda a un regime storicamente determinato che trae la propria origine da una conquista ma, piuttosto, a un ordine che, sospendendo la storia, cristallizza l'ordine attuale delle cose per l'eternità. Dal punto di vista dell'Impero questo è, a un tempo, il modo in cui le cose andranno per sempre e il modo in cui sono sempre state concepite. In altri termini, l'Impero non rappresenta il suo potere come un momento storicamente transitorio, bensì come un regime che non possiede limiti temporali e che, in tal senso, si trova al di fuori della storia o alla sua fine. In terzo luogo, il potere dell'Impero agisce su tutti i livelli dell'ordine sociale, penetrando nelle sue profondità. L'Impero non solo amministra un territorio e una popolazione, ma vuole creare il mondo reale in cui abita. Non si limita a regolare le interazioni umane, ma cerca di dominare direttamente la natura umana. L'oggetto del suo potere è la totalità della vita sociale; in tal modo, l'Impero costituisce la forma paradigmatica del biopotere. Infine, benché l'agire effettivo dell'Impero sia continuamente immerso nel sangue, il suo concetto è consacrato alla pace - una pace perpetua e universale fuori dalla storia.


LA MUTAZIONE GENETICA

In sostanza la Sinistra, dopo il 2000, ha accelerato il processo di mutazione genetica passando dall’essere populista e antiglobalista a radical-chic e globalista. Dopo gli scontri del G8 di Genova ha letteralmente fatto il salto della barricata abbracciando le istanze del capitalismo a partire dalla teoria di un mondo senza confini (idea priva di fondamento sia storico che biologico, ma compatibile col disegno dell’Impero) dove le masse proletarie si possono muovere liberamente e possibilmente per essere sfruttate (ci pagano le pensioni e fanno lavori che noi non vogliamo più fare). Quindi oggi per la Sinistra, o quel che ne rimane, il sistema capitalista non va più abbattuto e superato, e neppure riformato, ma va conservato attraverso lo sfruttamento dei più deboli: le masse migranti da mettere in competizione diretta con le fasce più deboli della società.

Dunque, la Sinistra è diventata liberale? No, e qui sta il vero problema!

La Sinistra si è trasformata, ma in qualcosa di nuovo. Se per i liberali lo stato si deve ispirare al minimalismo etico, ecco che invece la Sinistra ha interiorizzato le istanze del capitalismo ma nella cornice del pensiero dello stato etico hegeliano che sta alla base sia del comunismo che del fascismo e delle teocrazie. Lo stato è fonte morale ed educa l’individuo, fondamentalmente concepito come un bambino incapace di intendere e volere, indicandogli, come un padre, la retta via: ciò che è bene e ciò che è male. È il modello della Cina moderna: comunista e capitalista al tempo stesso.

Per la Sinistra, nel frattempo sedicente democratica, dunque l’individuo continua a non essere il centro dell’interesse. La sua libertà va condizionata. Subordinata ad un bene superiore e collettivo. Una delle massime che ultimamente vanno più in voga è la storpiatura della citazione di Martin Luther King: La tua libertà finisce dove inizia quella degli altri. Una frase che è un puro obbrobrio. In realtà il reverendo militante dei diritti civili degli Afroamericani disse una cosa molto diversa, ovvero: “La mia libertà finisce dove comincia la vostra”. E si riferiva chiaramente, in modo critico, al sistema di apartheid che discriminava la sua gente e che vigeva in Usa ancora negli anni ’60. Per il pensiero liberale, invece, ognuno deve mantenere la possibilità di esercitare la propria libertà senza che qualcuno gli imponga di pensare o fare cose che lui non condivide. Punto. Più ampia è la libertà goduta dal singolo individuo e maggiore è la libertà di tutta la società, che è la comunità degli individui, non un’entità superiore. La dittatura della maggioranza rimane un abominio che nulla ha a che fare con la democrazia.

Si dirà: “Ma la Sinistra, o meglio, il pensiero unico politicamente corretto in cui si è declinata nell’ultimo ventennio facendo prendere forma a forze politiche quali il Partito Democratico italiano e il renzismo, il macronismo francese e le varie formazioni europeiste sparse per il continente, sono sempre in prima linea per la difesa dei diritti!” No! Non è così! Promuovono i diritti LGBT, quelli dell’immigrazione senza regole, divorzio ed aborto, sicuramente cavalli di battaglia di colore opposto della destra conservatrice. Condividono queste istanze con i liberali storici. Ma si fermano lì. Non lo fanno perché riconoscono come primari i diritti individuali, bensì perché mirano alla nuclearizzazione della società, minando alla base la famiglia che si frappone fra l’individuo e lo Stato, o meglio, l’Impero. Basti pensare, infatti, alle posizioni relative alla pornografia o alla libertà di espressione. La pornografia è vietata in tutte le dittature di qualsiasi colore politico e di certo non è ben vista dal pensiero unico politicamente corretto che infiltrato di “femminismo paternalista”, come lo definisco io (ovvero quel femminismo etico e non libertario e di stampo catto-comunista, in Italia maggioritario), è ossessionato dal corpo della danna e dai relativi impulsi censori come lo sono i preti della dottrina cattolica. Lo spiega bene Pietro Adamo nel suo libro “La pornografia e i suoi nemici”: “La critica femminista al porno rappresenta una sfida interessante per tutti coloro che avversano (quasi) ogni censura in nome del principio della libertà d’espressione e dell’ideale della società aperta.”. Ma la libertà di espressione non si limita certo alla sola pornografia che ne rappresenta solo l’estrema avanguardia. La libertà di espressione passa anche dai social network dove le masse hanno scoperto di poter esprimersi liberamente arrivando a criticare aspramente i leader politici come mai avevano sperimentato di poter fare prima. Fino ad arrivare al vero e proprio insulto. E si badi bene, l’insulto ad un leader politico, ad un personaggio pubblico, nel diritto occidentale è ben codificato nella sua liceità. Negli ultimi due anni questa libertà di espressione ha però subito una serie di attacchi senza precedenti. In Italia hanno introdotto la Commissione Segre sull’hate speech. La Sinistra che per mezzo secolo ha usato l’odio della piazza e l’insulto come consueto strumento di lotta politica oggi, non riuscendo ad infiltrare i social network, cerca di controllarli e censurarli ribaltando ancora il paradigma. Come un Grande Fratello orwelliano o come ne Il Mondo Nuovo di Huxley si vuole ora abolire il sentimento umano dell’odio. Anche qui inutile ricordare che oltre dieci anni fa fu Berlusconi a coniare lo slogan del Partito dell’Amore (la destra) contro il Partito dell’Odio (la sinistra). Lo fece dopo essersi preso in fronte una statuetta del duomo di Milano lanciatagli da un invasato, a suo dire, armato dal clima d’odio innescato dalla Sinistra. Gli insulti a Berlusconi erano comunque all’ordine del giorno: l’immancabile “fascista”, ovviamente, ma anche “nano puttaniere” (come amava definito uno degli attuali membri della segreteria del Pd altoatesino). Poi sappiamo, in effetti, come finì la storia del Partito dell’Amore, tra bunga bunga e olgettine.


IL POTERE DELLE MULTINAZIONALI NELL’IMPERO

Ma più delle commissioni politiche buoniste partorite dai sedicenti democratici nostrani, per la censura sono risultati molto più efficaci gli interventi diretti delle multinazionali americane ovviamente accolti dal democratico plauso radical-chic. Negli ultimi mesi, Twitter e Facebook, che hanno il quasi monopolio dei social network occidentali, con decisioni gravissime e senza precedenti, si sono messi a censurare addirittura il presidente degli Stati Uniti. Prima gli censuravano i messaggi dove semplicemente sosteneva di essere guarito dal covid e dunque di essere immune (cosa non solo relativa al suo personale stato di salute ma, a mio avvio fuori discussione) e, in un crescendo autoritario, sono arrivati a bannarlo definitivamente dalle piattaforme. Secondo l’insindacabile giudizio delle multinazionali americane il presidente in carica non ha più diritto di parola. E così non ha diritto di esistere più neppure il social network Parler la cui applicazione è stata rimossa dagli store di Google ed Apple e i cui server sono stati “spenti” da Amazon. La colpa di Parler è quella di essere stata scelta dai sostenitori di Trump come alternativa a Facebook e Twitter. La censura delle multinazionali contro il presidente americano segue di pochi mesi l’avvio di una campagna di repulisti contro le fakenews e l’hate speech. Va qui necessariamente ricordato che i più grandi divulgatori di fake news rimangono i governi e i media mainstream come riportano da sempre tutti i manuali di sociologia e scienze della comunicazione, almeno fino a quando non verranno orwellianamente riscritti. La post-verità, altro termine di cui è stato completamente riscritta la definizione, oggi è che le fake news sono prodotte su internet, dal basso. Mentre sappiamo che la realtà è esattamente il contrario: in prevalenza vengono prodotte dall’alto verso il basso della piramide sociale. Solo ad esempio, una delle più grandi e devastanti fake news della storia è stata quella delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. E non è certo nata su internet. È stata mossa una guerra sulla base di quella bufala.

Oggi come fake news vengono bollate non solo le notizie dei brogli elettorali americani (che peraltro ci sono sempre stati, dall’elezione di Bush Jr. che ha probabilmente frodato Al Gore in Florida nel 2000, alle primarie tra la Clinton e Sanders nel 2016, dove al candidato socialista venivano sottratti voti e delegati come caramelle ai bambini, come spiega bene- dal minuto 42- il bel documentario di Michael Moore Fahrenheit 11/9) ma anche tutte le notizie e i post critici sulle politiche di contrasto al covid19 e sui vaccini. Ecco dunque che, dopo i profili dei militanti e i siti di Casa Pound, vengono cancellati da Facebook tutta una serie di pagine e gruppi social free o no-vax. Ma anche gruppi social locali che trattavano genericamente di attualità come accaduto a #BolzanoinComune il più grande gruppo social operativo a Bolzano, la mia città. Cancellazioni senza preavviso e senza appello, naturalmente, perpetrate nel più totale disprezzo democratico. CPI nel frattempo è ricorsa in tribunale. Ha vinto la causa, ma i profili non sono stati ripristinati, né sono stati versati i risarcimenti decretati dalle sentenze italiane. Le multinazionali americane tendono a non rispettare le sentenze dei tribunali della periferia dell’Impero.


COL COVID ABBIAMO SCIMMIOTTATO IL MODELLO CINESE

A tutto quanto sopra riportato si aggiunge l’emergenza epidemica del 2020. Questa ha rappresentato all’eccellenza quel nemico esterno, fino ad ora rappresentato dal terrorismo islamico e che serve a rafforzare lo stato. La guerra contro il nemico alle porte o, ancor meglio, contro il subdolo nemico che si annida tra di noi. La vulgata mediatica ha “raccontato” (i giornalisti utilizzano proprio questo termine tecnico, parlano di “raccontare”, non di “informare”) che il virus dalla Cina è arrivato in Italia e dall’Italia ha contagiato l’intero Occidente passando dall’Europa agli Usa. L’Italia è stata vista per settimane come l’untore ufficiale dell’Occidente. Oggi noi sappiamo che il virus era già ben diffuso in Europa da mesi prima. Mentre il Premier Conte sosteneva che non avrebbe ridotto l’Italia in un lazzaretto i governatori di destra del nord, secondo il solito consolidato copione del settarismo, accusavano il governo di inerzia e si abbandonavano a sceneggiate napoletane e mascherate varie come quelle del governatore lombardo Attilio “Mascherina Kid” Fontana. Nel mentre i media amplificavano ogni starnuto di orientale registrato sul territorio nazionale contribuendo al montare del panico e dell’isteria collettiva. Tutti i leader occidentali inizialmente hanno cercato di non cedere al panico, salvo poi franare completamente: sono caduti uno dopo l’altro come birilli travolti dalla pressione delle opinioni pubbliche nazionali che chiedevano sicurezza aizzate dalle forze di opposizione. La mia convinzione è che l’Italia non abbia affatto esportato il covid, bensì abbia esportato la paura. Per controllare il panico montato abbiamo quindi fatto nostro il modello cinese di gestione dell’epidemia. Un modello di uno stato autoritario avulso dalla tradizione liberale occidentale. E questo è avvenuto forse proprio perché al governo del Paese il Partito Democratico condivide le stesse radici di stato etico. Ricordate?

L’Europa ha così ceduto al panico e, con una modalità senza precedenti, sono stati sospesi i diritti individuali dei cittadini ai quali per decreto è stata tolta la libertà di movimento e il diritto al lavoro e di studio, sono stati imposti comportamenti come la “distanza sociale” (che sarebbe “distanza fisica” ma che bene descrive certe degenerazioni anche intellettuali), il coprifuoco, le mascherine, ecc. ecc. . Una democrazia liberale aveva il dovere di rispondere all’emergenza epidemica attraverso ben altri modelli di riferimento che non fossero quelli dell’autoritarismo cinese e della demagogia.

Con il Covid è stato realizzato quanto non erano riusciti a fare con la strumentalizzazione del terrorismo islamico (questo un cavallo di battaglia soprattutto della destra) minando alle basi le fondamenta stesse delle nostre democrazie: la libertà e il diritto di espressione.


LA DERIVA VERSO IL FASCISMO 2.0

Oggi è in atto una vera e propria deriva antidemocratica di stampo tecnocratico e scientista. Il presidente degli Stati Uniti è stato imbavagliato. I social network hanno messo in atto una radicale campagna censoria. Ai cittadini non sono più garantiti i diritti costituzionali. Tutto questo con il silenzio e il tradimento degli intellettuali come denunciato da Francesco Benozzo, con la complicità di certa sedicente intellighenzia da salotto che si è letteralmente sbrodolata addosso e di politici sedicenti democratici che con la crisi hanno finalmente mostrato il loro vero volto autoritario. Sono decine le esternazioni di stampo antidemocratico nella tv o sulla stampa italiana. Ormai non si contano quasi più. Altro che commissione Segre e hate speech sui social network! Qui abbiamo i campioni della comunicazione mainstream e i campioni della democrazia in prima linea ad esternare concetti aberranti e ad insultare i cittadini.

Sì perché il disprezzo per il popolo rimane centrale nel paradigma del pensiero unico politicamente corretto. Nel film La Crisi di Coline Serrau uno splendido dialogo descrive bene questo atteggiamento radical-chic. Parafrasando: “Facile non essere razzisti se si abita al Parioli piuttosto che all’Esquilino”. È il fenomeno dell’oicofobia come definita da Alain Finkielkraut: l’odio per la casa natale, l’autorazzismo. I radical-chic amano i popoli lontani, non amano il popolo. Amano l’Umanità, è la gente che non sopportano. Lo dimostra bene il delirante monologo di Saviano a diMartedì nel 2018 dove di fatto avalla le fantomatiche teorie del piano Kalergi per la sostituzione etnica e paccottiglia simile sostenendo che gli immigrati africani arrivano al Sud in territori svuotati dall’immigrazione fungendo da nuovo sangue vitale per il territorio orfano di persone a loro volta migrate alla ricerca di migliori condizioni di vita. Non si capisce bene perché secondo Saviano bisogna assecondare questo fenomeno invece che cercare di tamponare l’emorragia di 200.000 Italiani, soprattutto giovani e soprattuto scolarizzati, costretti ad emigrare, per farli sostituire sul territorio da 200.000 Africani poco scolarizzati. Ci servono braccia al posto dei cervelli? O si tratta di un semplice autorazzismo anti-italiano?

Va detto che il pensiero unico politicamente corretto è da un decennio almeno che accarezza le idee più reazionarie. Non abbiamo solo lo slogan “La tua libertà finisce dove inizia quella degli altri” che sembra uno degli slogan del Socing, ma anche La scienza non è democratica, bestialità con cui è diventato famoso Burioni. È il suo “miglior” contributo alla scienza.


Se la scienza non è democratica e se ora a dettare le scelte politiche sono i comitati tecnico-scientifici, cosa succede?

Succede che topi da laboratorio assurti a guru decidono per te e su di te per un atto di fede che tu sei stato indotto a fare per la paura che ti hanno instillato. Succede che sarai indotto a pensare che la libertà non è tua per diritto naturale, ma una gentile concessione dello Stato e in ginocchio chiederai che ti venga iniettata qualsiasi cosa per poterla riottenere quella libertà perduta o che tu sia vincolato da qualsiasi tessera o tesserino per potere tornare a circolare liberamente.


L’immunologa Antonella Viola, ospite fissa della Gruber, in un post su facebook scrive: “Il coprifuoco non ha una ragione scientifica, ma serve a ricordarci che dobbiamo fare delle rinunce, che il superfluo va tagliato, che la nostra vita dovrà limitarsi all’essenziale: lavoro, scuola, relazioni affettive strette. Oggi l’unica cosa che mi sento di fare è lanciare un appello ai cittadini: diamo un senso a questi sacrifici!”. Ecco, appunto, palesarsi lo stato etico, fonte morale di insegnamento e punizioni dell’individuo.

Il danno politico e culturale è gravissimo.

“Quindi adesso, per molti, violare il diritto di espressione si può fare, se l'opinione vi riusciva antipatica. Violare il diritto di movimento si può fare, se chi voleva muoversi andava dove non vi piaceva andasse. Frantumare il diritto all'inviolabilità del corpo è lecito, se "quello lì" non vuole prendere la medicina che secondo voi gli fa bene. Sospendere le garanzie costituzionali si può fare, se vi dicono che c'è in giro una brutta malattia.

Coinvolgere le persone in eventi contingenti, come questo ban di Trump o come la manfrina sulla "super emergenza sanitaria mammaiuto" è precisamente il metodo con cui si cancellano i diritti e le garanzie. Ti rifilano la cazzata emotiva del momento e tu strilli: "han fatto bene!", accettando che quelle manganellate siano "legittime" solo perché la ha prese qualcuno che ti stava sui coglioni.

Così si è affermato il nazismo, così si è affermato il fascismo, così si sono affermate tutte le forme di dittatura colpevoli dei peggiori crimini contro l'umanità della storia. Piantatela di abboccare come ebeti: quando svaniscono diritti e garanzie, non svaniscono solo per i complottisti / i novax / gli zingari / gli immigrati / gli ebrei / metticichitipare: svaniscono per tutti, anche per te.” [Stefano Re]

La tecnocrazia e lo scientismo promossi dal pensiero unico politicamente corretto non sono mai stati così forti come in questo periodo. Ma il pensiero unico politicamente corretto attraverso i suoi vari esponenti come, ad esempio Umberto Galimberti, ha già teorizzato l’abolizione del suffragio universale, come dopo la Brexit. Come si può tollerare che tutti i cittadini possano decidere su una cosa di tale portata?

Fabrizio Rondolino, direttore de L’Unità, afferma “Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale”. Più chiaro di così!

Sempre di più sostengono che per avere diritto al voto bisogna possedere una serie di requisiti culturali. In caso contrario questo diritto deve essere negato a chi non li possiede.

Il giornalista inviato in Usa del TG2 descriveva l’elettorato di Trump come “bianco e di bassa cultura”. Quello di Obama lo avrebbe definito “Afroamericano e proveniente dalle fasce più deboli della società, finalmente emancipato”. Ma un tempo il giornalista radical-chic di oggi, con meno disprezzo e probabilmente addirittura con somma reverenza, avrebbe semplicemente parlato di “classe operaia”. L’elettorato di Trump è la classe operaia (non solo quella, naturalmente, ma di quella parlava il TG2).

Insomma, oggi ai radical chic il popolo fa un certo schifo. E se la Sinistra un tempo si era battuta per il suffragio universale e per l’emancipazione delle masse popolari, ecco che, scopriamo oggi, si era sbagliata. Contrordine Compagni! Aboliamolo il suffragio universale!

È c’è pure chi va oltre. Non solo agli ignoranti andrebbe impedito di votare, ma non dovrebbero neppure esprimersi liberamente. La Commissione Segre serve per educare il popolo contro l’odio, ma il problema è che il popolo si esprime anche senza odio e soprattutto senza competenza sulla piazza virtuale di internet. Un’altra vulgata sta prendendo sempre più piede: nessuno dovrebbe esprimersi su argomenti che non conosce approfonditamente. Cade il ponte di Genova? È affare degli ingegneri! Si parla di obbligo vaccinale? Solo i medici possono parlarne e importi o meno la cura! E così via… In pratica nessuno avrebbe più il diritto di parlare di nulla se non del proprio lavoro o di dove andare a mangiare il fine settimana. E pensare che un tempo ci hanno fatto votare addirittura su aborto e nucleare: che abomino!


Quindi, in estrema sintesi: niente più libertà di movimento, imposizione della “distanza sociale”, coprifuoco, mascherina sulla bocca, casa-lavoro, niente piccoli negozi, niente scuola, niente visita parenti, niente feste, niente sport, niente cultura e spettacoli e socialità in generale. Poi ancora, niente più libertà di espressione, niente più voto. Qualcuno, ovviamente, lo ha già teorizzato: vuoi continuare a fare figli? Non puoi farlo se non ti vaccini e se non hai un certo livello di istruzione o un certo livello di quoziente di intelligenza o di reddito. Sì, perché loro sono democratici, credono nella scienza, e non tollerano i fascisti, i negazionisti, i no-vax, i terrapiattisti e il popolo di noi ignoranti.


43 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentários


bottom of page